Avevo solo 6 mesi quando mia madre mi abbandonò nei boschi, perché fui concepita quando lei aveva solo 16 anni. Mi lasciò perché altrimenti l'avrebbero uccisa, ma nel bosco una famiglia di lupi mi vide e, invece di mangiarmi, mi adottò. Si dice che si parli la lingua che si sente di più, e per questo, non potendo imparare la lingua degli umani, imparai il linguaggio dei lupi e trascorsi anni felici a Bosconville.
Nel bosco si trovava infatti una grossa pietra, all'apparenza un masso qualsiasi ma, quando i lupi ululavano formando una particolare e segreta melodia, essa rivelava un buco sotterraneo in cui tutto era fatto d'oro e c'era persino una cascata in cui potevi immergere una ferita e quella scompariva, ma questo era prima della tragedia che sconvolse Bosconville. Io avevo appena compiuto 18 anni; era un giorno come gli altri e stavo giocando con mia sorella, quando ad un certo punto si sentì un rumore. Un cacciatore, infatti, era riuscito ad entrare. Ricordo solo che era barbuto, grasso e senza cuore, e odiava ogni tipo di animale. Noi cercammo di contrattare con lui attraverso il lupo più saggio, che conosceva la lingua degli uomini grazie al fatto che aveva vissuto con gli umani in giovane età, ma il cacciatore rifiutò qualsiasi nostra offerta, e così iniziò la guerra. Io ero molto spaventata, anche perché, dopo che mia madre mi aveva abbandonato, provavo solo disprezzo per gli umani. Il mio padre adottivo fu obbligato a combattere ed io lo scoprii solo qualche ora dopo, perché mi ero rifugiata con mia madre e mia sorella in una stanza buia. Scappai fuori perché ero molto legata a mio padre, arrivai giusto in tempo, presi l'armatura di protezione e andai dove si svolgeva la lotta. Il cacciatore cercò di sorprendere mio padre alle spalle ma lui se ne rese conto e, proprio quando stava per essere infilzato, io lo aggredii e venni colpita, tuttavia riuscii ad ucciderlo. La mia famiglia, preoccupata, mi portò alla cascata dai poteri magici ma io non mi risveglia, e così decisero di lasciarmi nell'acqua, così che il patrimonio della città potesse ricordare anche la persona che li salvò. Così, sprofondai nel laghetto, ma quando arrivai al fondo, una pianta mi avvolse: era la pianta della vita. Era fantastica, come una rosa ma del colore dell’oro, ed io ritornai a galla completamente guarita. Tutti esultarono e mi dedicarono una statua, e sotto c'era una frase che citava "PRIMA L'UOMO SI ADATTAVA ALLA NATURA E OGGI ASPETTA CHE LA NATURA SI ADATTI ALL'UOMO".
by Melissa
È così che ho incontrato la ragazza più bella del mondo. Un giorno come tanti di tanti anni fa ero al mare, e decisi di fare una passeggiata sulla spiaggia. Mi allontanai parecchio e, ad un tratto, vidi una bellissima ragazza sola su uno scoglio. Incuriosito, corsi da lei ma, quando mi stavo per avvicinare, lei si voltò rivelando degli incredibili occhi dorati, poi scappò via ed io rimasi lì per giorni ad aspettarla, perché mi ero innamorato all’istante, ma di lei non c'era più nessuna traccia. Proprio quando stavo per perdere le speranze e andare via, la rividi nello stesso luogo, solo un po’ più lontana, e di nuovo le corsi incontro senza farmi vedere. Riuscii ad avvicinarmi e a vederla più da vicino, nascosto dietro ad un cespuglio: aveva incredibili occhi profondi, del colore dell’oro, e capelli lunghissimi e biondi. Ritornai sulla spiaggia e andai a prenderle qualcosa da mangiare, un asciugamano e dei vestiti puliti, li posai sullo scoglio e andai a dormire nella mia tenda. Nel bel mezzo della notte sentii un rumore, mi alzai e vidi la stessa ragazza: il suo sorriso gentile mi fece capire che era venuta per ringraziarmi. Non parlava e si esprimeva solo a gesti, così capii che non poteva parlare e le diedi un pezzo di carta e una matita. Lei disegnò una specie di mostro marino che la teneva incatenata, poi girò la pagina e disegnò una boccetta con dentro delle lettere, ed io capii che il mostro, in qualche modo, le aveva rubato la voce. Incominciammo a parlare, o perlomeno io parlavo e lei scriveva, e mi raccontò che lei era una bambina normalissima, ma poi questo mostro marino aveva preso la sua bellissima voce e, quando lei era riuscita a scappare e ritornare a casa, nessuno la volle più. Non sapendo dove andare, si era rifugiata su quel piccolo scoglio, nella speranza di poter recuperare un giorno la sua voce, così sarebbe potuta ritornare alla sua vita. Mi disse anche che io ero stata la prima persona in 7 anni che le si era avvicinata, e fui contento di aver fatto un bel gesto, così decisi di farne un altro e, il giorno dopo, andai in mare aperto con una barca. In quel momento pioveva ma ero deciso ad andare fino in fondo e navigai fino a che non trovai l’isola con il castello dove viveva il mostro marino. Era orribile, alto almeno 4 metri, e portava appesa al collo la boccetta con la voce rubata. Restai lì nascosto per tutto il giorno e, quando il mostro andò a dormire, gli presi la boccetta. Stavo per andarmene, quando inciampai e feci rumore. Lui si svegliò, mi afferò e mi rinchiuse in una cantina, ma riuscii a scappare da una porticina nascosta. Purtroppo, quando ritornai sulla spiaggia, trovai la ragazza ormai morta sulla sabbia. Cercai in tutti i modi di farle riprendere i sensi, ma non c’era più nulla da fare. Ancora oggi porto la boccetta con la sua voce al collo e, ogni volta che guardo il cielo, che sia notte o che sia giorno, la vedo ovunque, perché le persone importanti non se ne vanno mai davvero.
By Melissa
Tanto tempo fa c’era un sassolino di nome Sam. Tutti lo prendevano in giro perché era un secchione, visto che gli piaceva molto studiare sassologia e rotologia. Tutto questo studio richiedeva tempo e sacrifici, e in più veniva bullizzato dai sassi più grandi, duri e stupidi. Lui era molto legato alla sua famiglia perché non erano razzisti in confronto alle altre famiglie ma un giorno, dopo l’ennesima aggressione, decise di scappare dal suo cortile e andare a rifugiarsi lontano nel bosco. Durante il tragitto incontrò il piccolo lago Felice, che sembrava un angolo di paradiso e aveva delle cascate meravigliose e dei pesci tutti colorati, luccicanti e di diversi colori. Egli possedeva qualcosa di speciale, qualcosa che l’uomo cercava da secoli, ovvero l’essenza della felicità, e si trovava nel cuore della foresta. Aveva il potere di rendere felice una persona perché le sue acque erano magiche, quindi Sam decise di farsi una nuotata: fece dei tuffi, il morto e il pesce sasso… Dopo un po’ mesi passati con il lago Felice, i due si affezionarono molto l’uno all’altro, però il sassolino decise di tornare dalla sua famiglia perché, nonostante i bulli, gli mancava molto la sua casa, ma il lago non era d’accordo con la decisione del sasso:
- Non andare! Altrimenti da lago felice diventerò lago infelice e triste!
E Sam rispose:
- Perdonami ma devo tornare! - e se ne andò. Dopo qualche giorno accadde qualcosa di terribile: era come se la natura si fosse spenta! Le foglie erano diventate di colore rosso, come quando fai arrabbiare tua suocera, gli alberi erano tutti appassiti e di un colore giallastro e il cielo era diventato nero con delle macchie strane che, suppongo, dovessero essere le nuvole. Il sassolino all’inizio non capì subito cosa fosse successo, ma poi si ricordò del lago. In fretta e furia corse da lui e lo trovò tutto prosciugato dalla tristezza e dal dolore, dato che era circondato da uomini armati con secchi e bottiglie per raccogliere l’acqua rimasta. Allora, Sam si fece coraggio e cercò di trovare qualche soluzione per salvare il suo amico. Dopo aver chiesto a tutti i fiori se conoscessero qualcuno che lo potesse aiutare, gli venne un colpo di genio e urlò: Il Sasso Saggio! Il sasso Saggio era colui che sapeva tutto di tutti ed era molto più secchione di Sam. Conosceva benissimo sassologia, sasso letteratura, sasso psicologia e tutte le materie più sasso logiche del mondo sassomane, e questo perché rimaneva per la maggior parte del tempo chiuso in casa a leggere. Sam si precipitò a casa del Saggio e iniziò a bussare preoccupato, solo che non rispose nessuno, allora decise di entrare dalla finestra. La casa era buia, piena di libri e polvere, e aveva un odore nauseante che colpiva violentemente le narici. Ad un certo punto si sentì un vocione e Sam si voltò di scatto: era il Saggio che leggeva un libro di scienza. Il Sasso chiese con un tono minaccioso cosa ci facesse Sam dentro casa sua, allora Sam si fece coraggio e gli raccontò tutto. Il Saggio rimase sbalordito da quello che gli raccontò Sam e decise di aiutarlo, ma a una condizione, ovvero che il giovane sasso gli pulisse tutte le statue di ceramica inquietanti provenienti da tutte le parti del mondo, perché, dopo tutto, per avere un quoziente intellettivo alto non basta concentrarsi solo sui libri, ma c’è bisogno anche di vivere tante esperienze e avventure! Sam pur non essendo d’accordo, accetto e, quando ebbe finito, il Saggio prese dalla libreria sotto le scale un libro molto strano, che non aveva parole ma… una bocca, gli occhi e il naso! Il libro disse con una voce robusta che l’unico rimedio che avrebbe potuto salvare il lago era un vero sorriso, sincero e pieno d’amore. Sam all’inizio non capì, ma poi, dopo averci riflettuto a lungo, ci arrivò: l’unico sorriso sincero era quello dell’amicizia, perciò doveva trovare un vero amico per Felice. Prima che Sam se ne andasse, il Saggio gli donò un amuleto magico che funzionava solo quando due veri amici erano vicini. Sam andò subito a cercare la compagnia perfetta per il lago; per primo trovò un ragazzino infelice e senza amici e cercò di convincerlo, ma questi rifiutò dicendo: - Io non ho bisogno neanche di mia madre, secondo te ho bisogno di uno stupido lago parlante? - Sam gli parlò a lungo dicendogli che tutti hanno bisogno di un amico, anche sulle cose più facili del mondo, ma non ci fu niente da fare. Quindi pensò di andare nel bosco, dove magari avrebbe trovato un boscaiolo o addirittura un animale disposto ad aiutarlo… Infatti trovò un pettirosso bellissimo ma vanitoso, e mentre Sam cercava di convincerlo, lui si specchiava nel suo specchio luccicante, e quando Sam gli chiese se volesse accettare, il pettirosso gli rispose: - Un lago?! Ma sei pazzo? Non lo sai cosa farebbe l’acqua alle mie piume?! No! assolutamente no! – Allora Sam decise di andare sulla montagna dei grandi venti per cercare qualcuno, perché aveva sentito che il suo prozio si era rifugiato in una casa per anziani degli umani. Quando arrivò in cima, vide una signora che vendeva del pane e che sembrava molto soddisfatta, e decise di andare a parlarle. Dato che i metodi utilizzati fino a quel momento non avevano funzionato, decise di cambiare strategia, e tentò prima di fare amicizia, poi le chiese se poteva aiutarlo con il lago, ma la donna rispose così: - Mi dispiace caro Sam, ma non posso abbandonare la mia casa e il mio paesino tanto caro, non ce la faccio. -
Dopo tutte queste delusioni, Sam tornò indietro ma, pensando con affetto al lago, finalmente ci arrivò … Era lui l’amico che doveva aiutare Felice a tornare felice! A quel punto, con rinnovato coraggio, andò dagli uomini cattivi e gridò: - Al fuoco! Al fuoco! È scoppiato un incendio! - gli uomini ci cascarono subito ed andarono ad aiutarlo e, nel mentre che erano via, il sassolino corse ad aiutare il lago. Purtroppo non sapeva che lì era rimasto nascosto uno degli uomini più forti e robusti, che adesso gli veniva incontro minaccioso, ma Sam, pur essendo terrorizzato, si ricordò dell’amuleto che gli aveva dato il Saggio, lo tirò fuori e lo lanciò contro l’uomo, ma non successe nulla… L’uomo glielo rilanciò contro con rabbia, ma Sam lo riprese al volo e si gettò nelle acque ormai quasi asciutte del caro Felice, che si rianimò vedendo l’amico vicino. La pietra si illuminò di colpo e, dopo qualche istante, si sentì la voce del Saggio che gridava: - All’attacco!! - e apparve un esercito enorme di sassi con addirittura il comandante! Si avvicinarono di corsa e furono subito pugni, calci e sassate a volontà! Morto l’uomo enorme e scacciati gli uomini cattivi, il lago si riempì di colpo e la natura tornò rigogliosa: tutti erano felici, ma più di tutti lo erano Sam e il lago Felice! E vissero tutti felici e contenti!
by Rania
C’erano una volta un eroe e una rosa. La rosa non voleva essere guardata o toccata, ma l’eroe sapeva che essa era molto bella e l’amava molto. La prima volta che l’eroe andò a guardare la rosa, una donna gli disse che, nel momento in cui l’avrebbe toccata, essa sarebbe morta, ma lui, curioso, la toccò ugualmente e la rosa non morì. L’eroe, però, venne risucchiato in un altro luogo e dovette combattere con un mostro che teneva la rosa in gabbia. Arrivarono poi una farfalla ed un gatto che aiutarono la rosa a sfuggire al mostro. L’eroe si mise allora a cercare la rosa, si ritrovarono e vissero per sempre insieme.
by Darya